Sabato 14 luglio 2018, in Borgo Campidoglio, eventi , concerti, visite guidate e mostre dalle 14.00 in poi, per il primo anniversario dell’apertura della Birreria Artigianale Dogana di via Rocciamelone 12.
Nell’ambito dei festeggiamenti per l’anniversario di Dogana, in collaborazione con il Museo d’Arte Urbana :
Dalle 14.00 Live painting by Mr. FIJODOR and PIOVE.
Durante la giornata verrà eseguita un’ opera d’ arte su un muro di cellophane di 10mt.
Varie parti dell’ opera saranno vendute per finanziare una nuova opera nel Borgo Vecchio Campidoglio.
Dalle 18.30 il Trio ”20 Strings” si esibirà in un Concertino Jazz Mamouche.
Dalle 21.30 diretta della trasmissione ”Rituali – Musiche non convenzionali” streaming by Border Radio.
https://www.facebook.com/events/2409449755747836/
Il parallelo programma del Museo d’Arte Urbana prevede :
Ore 15.00 : ritrovo presso il Sagrato della Chiesa di San Alfonso, corso Tassoni ang. via Cibrario, visita guidata gratuita alle opere del Museo d’Arte Urbana ed al Borgo Campidoglio con il Direttore Artistico Edoardo Di Mauro.
Nel corso del tour, per il progetto “Una Vetrina sul Territorio”, visita al laboratorio di restauro , pittura e trompe l’oeil Art Deco di Filippo Manassero e Rita Pontarollo in via Locana 14.
Ore 17.00 : Discesa dalla torretta lato via Rosta, con opera di Karim dedicata a Teresa Noce, visita con guida al Rifugio Antiaereo di Piazza Risorgimento, in collaborazione con il Museo Diffuso della Resistenza. Costo Euro 4,00. Prenotazione Numero Verde 800 329 329
Dalle 18.30 alle 21.30, presso la Galleria del Museo d’Arte Urbana via Rocciamelone 7 c, mostra di Mauro Suppo (http://www.maurosuppo.com/) e Sergio Vettori (http://www.artieantichimestieri.it/legno_e_arte.html) “Io sono noi siamo”, a cura di Daniele D’Antonio e Edoardo Di Mauro. Ingresso libero e rinfresco
https://www.facebook.com/events/226925051278227/
La poetica artistica del Novecento, a partire dall’avanguardia storica, in questo caso non solo l’organico ed anticipatore Futurismo, ma soprattutto Dada, con l’intuizione oggettuale di Marcel Duchamp, orinatoi e ruote di bicicletta investite di aura artistica dalla forza sciamanica dell’artista e gli assemblaggi di Kurt Schwitters, si è cimentata con una concezione nuova dell’arte, un’arte che fosse in grado di aprirsi al mondo, contaminarsi con il quotidiano tramite l’acquisizione di reperti di realtà secondo la logica dell’ “objet trouvè”.
Queste tematiche hanno trovato una diffusione su larga scala, nell’ambito di un concetto e di una pratica di avanguardia “normalizzata” a partire dal secondo dopoguerra.
La lunga e composita stagione dell’Informale verteva attorno ad un tema prevalente, quello di un’azione artistica intesa come manifestazione di energia vitale, apertura nei confronti dei fenomeni, dialettica tra interno ed esterno. Il limite comune alla maggior parte di quegli artisti fu di carattere oggettivo, quello di non avere violato, nella maggioranza dei casi, quel tabù bidimensionale che appariva ormai come un limite da superare, stante i presupposti teorici.
Già nella seconda metà degli anni ’50 si sviluppano le linee guida di quella che sarà la successiva stagione del Concettuale. Tra le molte correnti di pensiero fortemente venate di profetica utopia che agitano il dibattito culturale di quegli anni si distingue il Situazionismo di Guy Debord. Predicando un nuovo concetto di arte, svincolata da qualsiasi principio di valore e dall’inserimento in quel sistema borghese che finiva per neutralizzarne l’eversione linguistica, riducendola sostanzialmente a prezioso bene di consumo, merce tra le merci, i Situazionisti sostenevano l’esigenza di un’arte puramente comportamentale, da viversi e consumarsi nel “qui ed ora”, indistinguibile da qualsiasi altra azione esistenziale.
In particolare la teoria del “detournement” prevedeva la realizzazione di opere costruite seconda la tecnica dell’assemblaggio di materiali ed oggetti recuperati, scorie tratte dall’opulenza della società industriale e vivificate, fatte assurgere a nuova vita e significanza dall’atto creativo. Nell’eterno gioco di rimbalzi e rimandi che caratterizza il ciclo dell’arte, questi temi si ritrovano “tout court” all’interno del concettuale di matrice “mondana” quello, per intenderci, aperto al contatto con il mondo dell’esperienza, che in Italia ha trovato la sua sublimazione nell’Arte Povera.
Con l’avvento del successivo ciclo caratterizzato dall’ingresso in una fase di post modernità i temi relativi ad un utilizzo dell’arte contemporanea come viatico per una migliore qualità della vita hanno assunto, specie nell’ultimo ventennio, una evidente centralità.
La pratica dell’assemblaggio di scarti della civiltà dei consumi è diventata pratica abituale, da interpretarsi anche alla luce di una più diffusa sensibilità ambientale, vissuta sullo sfondo del sempre più evidente problema di smaltire e riciclare l’enorme massa di rifiuti attualmente prodotta, così come la sperimentazione di nuovi ed inediti materiali plastici e sintetici, in grado di agevolare gli artisti nella creazione di installazioni capaci di combattere ad armi pari una battaglia di immagine nei confronti dell’incessante incedere di patinati simulacri tipici della nostra società caratterizzata, nel bene e nel male, dall’invasività della tecnologia e degli strumenti di comunicazione.
In occasione di questa manifestazione il tema è proprio quello dell’impiego, in arte, di materiali di recupero e, più generalmente, “economici”, tramite cui porsi l’obiettivo di un rinnovamento delle forme del linguaggio.
Tracce di questa poetica, centrale nelle dinamiche dell’avanguardia novecentesca, e persistente ancora oggi, come una sorta di opposizione alla dimensione globalizzata dell’arte e della cultura, si rinvengono in maniera evidente nelle opere di Mauro Suppo e Sergio Vettori.
I due artisti sono protagonisti di una doppia personale presso i locali della Galleria del Museo d’Arte Urbana , dal significativo titolo “Io sono, noi siamo”. in quel torinese Borgo Campidoglio dove la dimensione artistica e quella relazionale trovano un perfetto punto di equilibrio.
Suppo e Vettori, forti di un legame artistico ed amicale, si producono in una serie di riflessioni acute sui temi della difficoltà a comunicare che caratterizza il nostro tempo, e sulla parallela volontà di spezzare il cerchio e rimettersi in gioco, al di là del mascheramento dietro certezze di facciata.
Entrambi impegnati nel ri-uso di materiali di scarto, metalli ed elementi naturali primari come il legno, in questo allestimento i due autori giocano di sponda con le loro poetiche.
Vettori propone una serie di volti umani creati con l’assemblaggio di vari oggetti di recupero, in grado di raggiungere una dimensione di surrealtà ed ironica fantasia che ricorda in parte le opere di un grande artista come Enrico Baj.
Mauro Suppo si posiziona nell’alveo pittorico, tracciando su tela, con armonico senso del ritmo visivo, sagome di volti umani che si sfiorano senza confliggere, alla ricerca di un senso comune dell’esistenza, in grado di coniugare il vissuto personale a quello collettivo.
Edoardo Di Mauro, luglio 2018
Sostenitori istituzionali : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Circoscrizione 6 Comune di Torino
Sponsor tecnici : OIKOS Colore e Materia per l’Architettura, Fiammengo Federico srl
Direzione Artistica della Galleria del MAU : Daniele D’Antonio e Edoardo Di Mauro
Partner : Associazione Tribù del Bad Night Cafè/Cabina dell’Arte Diffusa, Officine Brand www.officinebrand.it, Galleria Campidoglio www.galleriacampidoglio.it
Info : 335 6398351 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it