Il Museo d’Arte Urbana, con questa personale di Milla Bandiera , artista da anni attiva nel Borgo Campidoglio con lo studio attualmente collocato in via Rocciamelone 12/e, prosegue nel ciclo di iniziative dal titolo “Una Vetrina sul Territorio”.
Saranno presentati artisti e creativi la cui attività si svolge nel Borgo Campidoglio e zone limitrofe, a testimonianza del forte radicamento del MAU nel quartiere, e del suo essere punto di riferimento e coordinatore di iniziative promozionali, a sfondo artistico e sociale.
Mostra a cura di Edoardo Di Mauro e Daniele D’Antonio.
La mostra si inaugura venerdì 23 febbraio 2018, dalle 18.30 alle 21.30, presso la Galleria del MAU, via Rocciamelone 7 c Torino
Durata : fino al 5 marzo. apertura il lunedì dalle 17,00 alle 19.00, altri giorni su appuntamento.
Enti sostenitori : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
Sponsor tecnici : OIKOS Colore e Materia per l’Architettura, Fiammengo Federico srl
La pittura è da sempre simbolo ed emblema di quella “technè” intesa nell’accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte. Un concetto dove il procedimento mentale si concretizza in una rappresentazione oggettivamente fruibile che deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con la mediazione della capacità propria del talento artistico. Dopo l’ultima grande invenzione moderna, la fotografia, che libera l’artista dall’onere di essere l’unico possibile riproduttore della realtà, dando il via alla fase dell’espressionismo e dell’astrazione, la stagione della contemporaneità tende all’ambizione di far fuoriuscire l’arte dal suo classico confine, fosse esso lo spazio pittorico, od il classico monumentalismo, per invadere lo spazio circostante, esaltando il procedimento mentale e scapito di quello manuale, con l’arte vista come evento cerebrale ed immateriale e l’artista come lo sciamano in grado di “virgolettare” artisticamente l’universo mondo. La non rinviabile necessità di violare tutti i dogmi e tutti i tabù, che troverà il suo culmine con la stagione del Concettuale degli anni ’60 e ’70, dove si arriverà al “grado zero” dell’espressione artistica e dove la manualità, e quindi la pittura, verranno messe ignominiosamente al bando, porterà ad una fase successiva di grande libertà formale dove questi valori, affiancati da altri, torneranno decisamente in auge. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà naturale la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione. Quindi essa è strumento consono a coloro che la impiegano come viatico per una narrazione in presa diretta degli stereotipi che affollano la nostra quotidianità gettando nuova luce su squarci ed inquadrature di angoli riposti e trascurati della post modernità, o ad altri che, all’opposto, tendono a demistificare con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediali da cui siamo circondati
Milla Bandiera adopera la pittura come linguaggio prioritario, arricchendola di inserti materici ed oggettuali, in grado di meglio narrare l’evento evocato, inglobandolo nella leggibile realtà della bidimensione.
L’artista ha coltivato ed affinato la sua tecnica grazie agli studi presso l’Accademia delle Arti Applicate di Milano ed al lungo e tenace tirocinio presso gli studi gestiti nel Borgo Campidoglio, approdando ad un equilibrio formale che rende attualmente i suoi lavori fortemente riconoscibili ed in grado di competere nell’affollato panorama dell’arte contemporanea.
Dopo la ricerca di alcuni anni fa, caratterizzata da un’astrazione ritmica e musicale, dove il dripping si alternava all’inserimento di oggetti e tracce del vissuto quotidiano, nei lavori recenti la Bandiera ha spostato questa inclinazione all’essenzialità formale, dove il colore tende a sovrapporsi alla tentazione dell’immagine, verso una dimensione figurativa che diventa pretesto per una narrazione interiore, ma anche per messaggi di denuncia sociale non giocati sull’appiattimento verso il dato del reale, ma condotti verso una dimensione simbolica ed allegorica in grado di svolgere una funzione di maggiore impatto, perche in grado di coinvolgere non solo il sentimento, ma anche la mente dello spettatore.
Come sostenuto nell’Ottocento da Charles Baudelaire, raffinato poeta e critico d’arte con la teoria del “Surnaturalismo”, autore cui la Bandiera ha dedicato un ciclo di opere dove brani della raccolta dei “Fiori del male” vengono riprodotti nella cornice essenziale di fiori materici, in una dimensione di tecnica mista che è tipica della poetica dell’autrice, che coniuga l’uso del colore acrilico e di pigmenti naturali con frammenti di plastica, vetri di Murano, cristalli, pietre dure e silicio, lamelle di acciaio tratte dagli scarti della lavorazione, unendo la poetica del recupero alla dimensione lirica della composizione.
Di esemplare efficacia è la tela J vs Whale, facente parte di un corpus di lavori oggetto di una suggestiva mostra allestita, sempre in Campidoglio, presso la sede di Pixtrip di Fabio Roncarolo in via San Rocchetto 24, insieme a Jean-Marie Martin, centrata su una denuncia dei disastri ambientali procurati dall’uomo in mari ed oceani, occlusi da plastiche ed altri materiali, ed alterati nell’equilibrio dallo sterminio di specie che dovrebbero godere della massima tutela e protezione.
Nella tela in oggetto , sormontata da un cerchio scuro contornato di giallo, che rappresenta il Giappone, una balena si protende verso l’alto colpita a morte, con un rivolo di sangue che scorre verso l’azzurro profondo del mare.
Edoardo Di Mauro, febbraio 2018