Nativi finissage 26 ottobre 2024: ore 18.30 incontro con Consolata Galleani d’Agliano, attivista con il Gruppo di Carovane Migranti di Torino, che ci racconterà il suo attivismo e la sua esperienza sulle rotte migratorie.
– Consolata Galleani (14 febbraio 1961) educatrice presso Centro Relazioni e Famiglie del Comune di Torino- Tre figli (1982, 1985, 1992 ), quasi sei nipoti dai 8 anni ai …il sesto nascerà a gennaio 2025 ! divorziata e nuovamente in relazione stabile da 8 anni .Attivista in Carovane Migranti di Torino si impegna in prima persona a favore dei diritti umani dei migranti e dei transitanti. Con Carlo, il suo compagno, avrebbero deciso di non smettere di denunciare e di non guardare dall’altra parte. Per questo motivo ha affiancato e partecipato a iniziative promosse da Carovane Migranti ripercorrendo varie rotte migratorie, visitando i luoghi di passaggio e di detenzione dei migranti che cercano di arrivare in Europa. I viaggi sono strumento per condividere lotte, pratiche e testimonianze dalle rotte . Per capire che non si può guardare da un’altra parte , ma che la cosapevolezza aiuta a non smettere di avere la forza per denunciare le guerre, i genocidi/migrantocidi, le violenze subite dalle persone in transito, Come persona , vorrei rivendicare il diritto di affermare “non in nostro nome”, “non in mio nome” la morte dei diritti umani in Europa, E’ un momento storico molto difficile , e come scrive Gianfranco Crua , è in corso una vera e propria guerra, che si aggiunge alla guerra della Russia e dell’Ucraina e alla guerra tra Israele e la Palestina . I nostri stessi confini sono stati trasformati in campi di battaglia contro i popoli, Quando leggiamo di un naufragio in mare , sappiamo che non è casuale, ma si tratta di un vero e proprio migranticidio,. I Governi hanno deciso deliberatamente di non intervenire e di non salvare le persone in fuga che emigrano da altri paesi con la speranza di poter vivere un po’ meglio. (…..) ” Non vogliamo, nè possiamo guardare da un’altra parte , e non possiamo smettere di lottare per i diritti delle persone migranti, transitanti, e rifugiate . Non smetteremo di denunciare le guerre, i genocidi, i migrantocidi, e il conseguente omicidio di migliaia di persone, e lo sfollamento “forzato! di intere popolazioni?
Con il compagno Carlo condivide, oltre l’amore, l’attivismo riguardo i processi migratori : dopo un’esperienza di impatto con la realtà migratoria hanno capito che la realtà migratoria ha una complessità che non può essere sottovalutata e che risponde a politiche europee, internazionali e intercontinentali precise.Politiche difficilmente comprensibili e riassumibili, ma che “sono” realtà . Consolata con il suo compagno di vita, Carlo, hanno deciso di non volere appartenere “alla zona grigia” e a impegnarsi personalmente per essere”…processi di trasformazione del fenomeno migratorio in Italia e in Europa, senza mai perdere di vista lo stretto rapporto tra la dimensione macro, globale, delle migrazioni e il loro radicarsi all’interno di precisi e determinati contesti locali….) , possibilmente con uno sguardo critico sull’attuale gestione delle politiche migratorie. con la cosapevolezza di di essere di fronte alla più grande crisi umanitaria della storia europea . Crisi che sta sconvolgendo la vita di tutti noi .Insieme a Carovane Migranti e le persone che condividono pensieri, analisi e ideali, si condividono lotte , pratiche , testimonianze dalle rotte. Siamo consapevoli e scandalizzati da come è possibile rimanere impassibili di regresso dei diritti umani : dove stiamo andando come umanità ? per non parlare dell’esternalizzazione delle frontiere che si sta rafforzando con la firma di nuovi accordi con i paesi di origine o più semplicemente con il trasferimento di denaro. Lentamente sono diventata consapevole di essere testimone e attore della più grande crisi umanitaria degli ultimi secoli, crisi che sta distruggendo la vita di migliaia di persone a cui l’Unione Europea Impedisce di migrare, calpestando il diritto di migrare liberamente e in sicurezza,Abbiamo, ho, la consapevolezza che i flussi migratori e reti della solidarietà si sviluppino insieme, in un dialogo in costante divenire. Non è facile “vedere” dove e come accade , ma è così, e chiunque si impegna, si attiva, deve esserne consapevole.
Con Carlo abbiamo conosciuto “Carovane Migranti” nel 2021 e con loro siamo partiti per le Canarie, che dopo Lampedusa , è il secondo punto di arrivo da chi parte dall’Africa e cerca di approdare in Europa , sempre se non muore durante il viaggio . Carovane Migranti, con Abriendo Fronteras della Spagna , si attiva per fare rete con attivist* e con i movimenti europei per i diritti umani,.Gli attivisti di Abriendo Fronteras e Carovane migranti, denunciano le condizioni dei cosiddetti “campi profughi”,il traffico di esseri umani, lo sfruttamento del lavoro e la tratta delle donne ( e di ragazzine minorenni) ai fini dello sfruttamnto sessuale . Ci spinge la necessità di non voltarci dall’altra parte,
Attivismo(L’attivismo ai diritti umani, significa difendere i diritti umani ogni volta che sono minacciati o violati a qualsiasi livello…… – L’attivismo è un’attività finalizzata a produrre un cambiamento sociale o politico ed è spesso intesa anche come sinonimo di protesta o dissenso. Treccani ) ( “…essere attivisti vuol dire fare attenzione alle piccole azioni di tutti i giorni: lasciare l’auto in garage e prendere la bicicletta, preferire prodotti equo-solidali o a chilometro zero, prendere attivamente parte alla vita della propria comunità per contribuire al bene comune. …) da Action Aid
ZONA GRIGIA (…) siamo collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. E avvenuto contro ogni previsione; avviene ai confini e in Europa; (…)
Parlano perché, a vari livelli di consapevolezza, ravvisano nella loro (anche se ormai lontana) prigionia il centro della loro vita, l’evento che nel bene e nel male ha segnato la loro esistenza intera. Parlano perché sanno di essere testimoni di un processo di dimensione planetaria e secolare
non sempre è facile rispondere a certi perché, non siamo storici né filosofi ma testimoni, e del resto non è detto che la storia delle cose umane obbedisca a schemi logici rigorosi. Non è detto che ogni svolta segua da un solo perché (…)i perché possono essere molti, confusi fra loro, o inconoscibili, se non addirittura inesistenti. Nessuno storico o epistemologo ha ancora dimostrato che la storia umana sia un processo deterministico.Tratto da Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 2014.
- (Levi, 1986, p. 29). Questa zona grigia dove abitano il privilegio e la collaborazione, (…….) Queste due radici, singolarmente o combinate, sono all’origine di questa , i cui componenti, nei confronti delle altre vittime non privilegiate, sono accomunati dalla volontà di conservare il proprio privilegio, condizione necessaria anche se non sufficiente per la sopravvivenza. C’è chi sostiene che questo sia l’unico modo di intendere correttamente il concetto di zona grigia leviano (A. Bravo, 2011) “I temi della complicità e della responsabilità sono vincolati a questo dato [vale a dire, il potere di coercizione], che impone di non dimenticare mai la pressione ininterrotta e spinta all’estremo subita dai prigionieri” (ibid., p.78).
- Claudio Pavone si è soffermato, quando afferma che “la zone grise se base sur le conformisme”
- Renzo De Felice definisce la zona grigia, uno spazio composto da quanti (tra la gran massa degli italiani), dopo l’8 settembre del 1943 “riuscirono a sopravvivere tra due fuochi” ed evitarono di prendere posizione, per opportunità, non schierandosi
- La zona grigia come: “un espace de survie à tout prix”. Secondo Philippe Mesnard (2010)
- Per Levi, tuttavia, il concetto di zona grigia che si fa strada gradualmente, non assume solo un significato culturale, ma pure un risvolto importante di politica della testimonianza.
- Zona grigia….… la costruzione di una società in cui prevalgono l’opportunismo, la disposizione all’abuso, il crimine impunito, la violenza inutile, le rappresaglie sui nemici del popolo, le vendette, personali e di partito ha rappresentato un male messo a disposizione di tutti; per fare cadere in disgrazia qualcuno, o per fargli ottenere, sotto condizione, dei privilegi. Partito, governo del territorio, magistrati, polizia, organizzazioni sindacali e assistenziali erano quasi sempre luoghi di potere assoluto, controllate dal Partito comunista e, in quanto tali, di pressione sui singoli individui ai quali era lasciata la scelta di essere vittime o collaboratori (Sessi, cit. p. 194-5). Gli albori della formulazione leviana del concetto di zona grigia possono essere rintracciati (a posteriori) nel secondo libro dello scrittore torinese La tregua (1963),…..
- ……., come ricorda Ernesto Ferrero (2007) , è l’articolo di Levi sul quotidiano torinese “La stampa”, al centro del quale spicca la figura di Chaim Rumkowski, e l’idea di una vasta fascia di zone grigie, all’interno della quale esplorare il tema dei rapporti tra oppressore e oppresso….
- (Levi, 1986, p. 29). Questa zona grigia dove abitano il privilegio e la collaborazione, avrebbe radici profonde: in primo luogo, da un’area ristretta del potere che per essere esercitato necessita di collaboratori; in secondo luogo, dalla lunga durata dell’oppressione, che spinge una parte delle vittime a collaborare. Queste due radici, singolarmente o combinate, sono all’origine di questa “fascia” grigia, i cui componenti, nei confronti delle altre vittime non privilegiate, sono accomunati dalla volontà di conservare il proprio privilegio, condizione necessaria anche se non sufficiente per la sopravvivenza. C’è chi sostiene che questo sia l’unico modo di intendere correttamente il concetto di zona grigia leviano (A. Bravo, 2011) “I temi della complicità e della responsabilità sono vincolati a questo dato…..
- …….resta dubbio l’uso del concetto di “zona grigia” per studiare e comprendere la cultura e le scelte di quella parte di popolazione civile che, nel corso della lotta di liberazione o negli anni del regime fascista o di Vichy (Curtis 2002), rimase in attesa (attesismo) o espresse solamente una opposizione silenziosa (non pubblica), aspettando la fine del regime, dell’occupazione e del conflitto, e il ritorno alla normalità
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consolata galleani d’agliano