Venerdì 11 novembre 2016, dalle 18.00 alle 21.30, inaugurazione della mostra “E non ai miei occhi” del collettivo Costarocosa (Roberta Toscano ed Armando Riva), presso la galleria del Museo d’Arte Urbana, via Rocciamelone 7 c Torino.
A cura di Edoardo Di Mauro
In galleria per Spazio Temporaneo # quattro fotografie di Marco Petrino “Mare nostrum”
Fino al 30 novembre, lunedì dalle 17.00 alle 19.00, o su appuntamento tel. 335 6398351
Patrocinio : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
Partner : Officine Brand www.officinebrand.it
Info : 335 6398351 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it
La pratica della rappresentazione artistica intesa come mimesi naturalistica, ed il conseguente predominio della pittura, entrano in crisi proprio a partire dall’invenzione della fotografia nella prima metà dell’800, e con queste l’aura dell’opera d’arte, che aumenta, anche grazie all’avvento del cinema, il proprio livello di esponibilità, passando dalla dimensione rituale a quella politica, come acutamente osservato da un testo profetico quale “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, di Walter Benjamin. Inizia da allora, e prosegue lungo il crinale novecentesco, quello che alcuni teorici ebbero a definire un vero e proprio “combattimento per un’immagine”, una tenzone tesa a stabilire il dominio sulla riproduzione del reale, con gli Impressionisti, ultima eroica propaggine della modernità, primi a scendere in campo per sfidare la tecnica fotografica nell’impari cimento della rappresentazione oggettiva del dato naturale. In realtà si tratta di un combattimento privo di senso e teso, semmai, a raggiungere un pareggio, una sostanziale pacificazione, come appare evidente analizzando le vicende del Novecento, ma anche quelle dei giorni nostri. Argomento sostenuto da uno dei più preparati storici della fotografia, Claudio Marra, con una tesi che mi sento di condividere. Per Marra in realtà solo in parte la fotografia è stata un prolungamento della pittura con altri mezzi, più semplici ed immediati, al punto, in certi casi, da non richiedere neppure una particolare preparazione e professionalità nell’uso dello strumento, adoperato come una vera e propria protesi. La fotografia è dotata di uno statuto linguistico proprio e di un diverso livello referenziale nella rappresentazione della realtà, tali da apparentarla, semmai, alle modalità “extra – artistiche” introdotte nella teoria delle avanguardie storiche, e portate a piena diffusione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, con la fuoriuscita dell’arte dal tradizionale alveo bidimensionale tipico della pittura, per procedere verso una contaminazione con l’ambiente intesa come piena omologia con il mondo, nel perseguimento di una esperienza estetica, quindi multisensoriale e totalizzante.
Molto di tutto questo ruota attorno al ruolo assunto dalla fotografia che, nell’ultimo trentennio, si è riversata massiccia nel panorama eclettico della contemporaneità privilegiando la funzione piuttosto che l’oggetto, e diventando gradualmente una delle dimensioni narrative maggioritarie, trascinando con sé il video, suo successore e derivato tecnologico. L’atteggiamento si è manifestato nella duplice accezione di una partecipazione “fredda”, tendente a privilegiare una classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalità quotidiana, ed un’ altra dimensione “calda” e psicologica, in cui gli artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per calarsi nel reale con atteggiamento di affettuosa partecipazione. Ma questo non è affatto in contraddizione con un uso “artistico” del mezzo, anzi semmai ne rafforza la vocazione di strumento atto a cogliere il reale nell’accezione di un abbraccio interiore, di un congiungimento con l’io dell’artista.
Armando Riva e Roberta Toscano sono due artisti che adoperano la fotografia come strumento importante ma non esclusivo della loro poetica. Una poetica che si allarga alla dimensione della performance, dell’installazione e dello sguardo rivolto verso la società.
I due autori sono dotati di poetiche e di percorsi autonomi.
Armando Riva parte da una militanza che risale agli anni Settanta, quando adopera fotografia e xerografia inserendosi nell’ambito della Mail Art. Originario di Biella, luogo dove il dato naturalistico si sposa da sempre con quello produttivo, inizia a lavorare con gli scarti dell’industria meccanica e tessile, fotografandoli e realizzando assemblaggi ed installazioni.
Roberta Toscano , diplomata all’Accademia Albertina, è autrice eclettica che nell’impiego del medium fotografico vede un tramite privilegiato per manifestare la sua ispirazione. La Toscano getta uno sguardo curioso ed inquieto sul mondo, lasciandolo vagare sulla vastità delle sue manifestazioni, e traendone spunti esemplari resi con uno stile volutamente minimale e velato, tale da fare trasparire quanto non è facile da cogliere, adoperando quindi la fotografia nel pieno delle sue possibilità di linguaggio. Per usare le sue parole : “un mezzo per inseguire i percorsi inaspettati della luce”
Entrambi gli autori desiderano portare la loro arte a confronto con il mondo e con gli altri, da qui la loro attitudine al dialogo. ed al confronto.
La sintonia tra le loro poetiche li ha portati a dare vita al collettivo “Costarocosa”, con cui hanno allestito numerosi progetti in Italia, sempre all’insegna di una attitudine performativa.
Questa nuova tappa viene ospitata a Torino, presso la galleria del Museo d’Arte Urbana.
Il titolo dell’allestimento è “E non ai miei occhi”.
Presso la sala espositiva si potrà vedere, issata al soffitto, un’altalena che intende simboleggiare l’armonica oscillazione tra la storia e la proposta dei due artisti, proposta che si indirizza verso il tema della visione, il riferimento agli occhi non è casuale, in una dimensione interiore, singola e collettiva al tempo stesso. Il dualismo indicato dall’altalena si sviluppa anche con le opposte cromie scelte dagli artisti per proporsi : nere per Riva, completamente bianche per la Toscano.
Le immagini di Riva, di grande fascino e suggestione, rappresentano teschi umani e fiori su fondo nero, mentre la Toscano si cimenta con una delle sue tecniche predilette, il bianco e nero, ideale per esprimere una visione sfumata e poetica delle cose, dove il primo assume nello specifico un ruolo totalizzante.
Terreno di sperimentazione comune si trova nella proposta delle visioni, modificate e manipolate , di sguardi, loro e di personalità celebri ma nel caso non riconoscibili, ad indicare la universalità della percezione, tramite per la creazione di una consapevolezza e di un gusto precisi.
Per coinvolgere gli spettatori nella fruizione della mostra saranno installate, sulle vetrine della galleria, delle lenti che permetteranno di interagire con quanto esposto, in nome di una concezione sociale e partecipata dell’evento artistico.
Edoardo Di Mauro, ottobre 2016
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